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Costanzo Gatta

Fam mia rider

Burle e scherzi dei bresciani di spirito

14.00

Categoria:
Collana: Nel cassetto della memoria - 10
Prefazione: Eugenio Massetti
Formato: 147x210x11 mm - pp. 176 - illustrato - copertina con alette su Modigliani
Edizione: 2009
ISBN: 978-88-8486-406-2
Product ID: 2515

Descrizione

Questa volta Costanzo Gatta, ha tirato fuori “dal cassetto della memoria” – che è poi il titolo di questa fortunata collana editoriale – una serie di divertenti storielle bresciane. Lo promette fin dalla scelta del titolo: «Fam mia rider».
L’espressione «non farmi ridere», il più delle volte, suona come un caldo invito a non dire scempiaggini, ma altre volte la si tira fuori proprio per sottolineare che qualcosa ci ha colpito e divertito.
Gli austeri bresciani hanno un chiarissimo rapporto con ciò che esce dalla bocca. Innanzitutto dividono le faccende del mondo in «robe dè rider» e «robe dè pianser» soprattutto quando prendono in considerazione qualcuno avvertendo che quel soggetto «l’ è mia dré a daga aria ai dencc». Il bresciano doc lascia perdere le tristezze – meglio non evocarle, visto che il mondo è brutto già per suo conto – ed evita «èl rider per gnent» o «èl rider sforsàt». Diventa invece felice se incontra uno spiritoso. Allora «èl ga rid a i caei».
In mancanza di una ricetta per far ridere o solo sorridere con certezza, si può tentare un’ altra strada. Ed è quello che ha fatto Costanzo Gatta, assecondato dalla casa Editrice. Da storico, che va a ricercare non solo i grandi fatti della vita ma anche le quisquiglie, ha cercato di recuperare ciò che nel tempo ha divertito i figli della Leonessa. Non tutto, ovviamente, essendo il terreno da sarchiare ampissimo, tanto che questo libro potrebbe essere il primo di una serie.
Ecco quindi battute dal Guasco canossiano, storielle dello sferzante Frustino dei cattolici e dell’irriverente Spiffero. Alla rinfusa ecco riproposte le battute degli uomini e delle donne di spirito. E ancora le simpatiche frasi di preti e frati che vennero ripetute e passarono di bocca in bocca; oppure gli sfrondoni di brava gente che quanto a linguaggio confuse Roma con Toma, e fece fare «’na bèla ridida» e chi ascoltava. Non mancano cosucce spiritose per caso, grazie a un refuso o a un qui pro quo.
«Il libro prende in considerazione anche barzellette?» – potrebbe chiedere qualcuno. Direi di no. Il pregio della ricerca di Gatta consiste nell’aver considerato storielle che in un secondo tempo – a forza di essere ricordate e ripetute – sono finite nel grande sacco della barzelletta.
Ed ora, prima di un grazie anticipato a chi ha voluto credere in questo libro, una scusa. Dobbiamo chiedere venia se, in qualche caso, il linguaggio non è adatto ad una educanda. Anche la battuta scurrile fa parte del nostro parlare da strada. Si tenga conto che le espressioni per le quali si mettono avanti le mani… le potremmo sentire tranquillamente in uno spettacolo televisivo, anche durante la cosiddetta fascia protetta.
(Eugenio Massetti)