Descrizione
I moderni mezzi di comunicazione, la televisione per prima, tendono ad uniformare i comportamenti delle varie comunità, che per molti secoli invece hanno subito assai lentamente dei cambiamenti: ciò vale anche per l’uso dei modi di dire.
Questo modesto lavoro raccoglie espressioni dialettali delle province di Brescia e Bergamo, essendo chi scrive palazzolese di nascita e domicilio, ed avendo avuto come primi maestri padre bergamasco (nato a Cortenuova) e madre bresciana (palazzolese) ed essendo la mia città da sempre confine fra le due province.
È evidente che il materiale da me raccolto non è che una piccola parte dell’esistente: pertanto ho lasciato una pagina in bianco dove ognuno potrà scrivere le espressioni dialettali da lui conosciute e non citate in questo testo, in vista magari di una futura e più completa edizione. Spero che la lettura di questo libro evochi in ognuno il ricordo di situazioni o persone passate e magari un sorriso.
(L’Autore)
Il trascorrere del tempo sembra far perdere la memoria delle espressioni, dei suoni, dei modi di dire che sono stati propri di tutte le genti, tramandati per decenni o, in più casi, per secoli, oralmente, attraverso l’uso del dialetto. Le statistiche ci dicono che ogni anno nel mondo scompaiono circa cinquanta lingue o dialetti, l’umanità perde ogni anno un grosso patrimonio culturale, testimonianza di ciò che è stato. Quindi riprendere oggi il nostro dialetto vuol dire ricercare il nostro passato: i termini di questo linguaggio sono per lo più mutati da antiche lingue, eredità di popolazioni che si sono succedute e sovrapposte, testimonianze spesso di usi, abitudini, gerghi di mestiere.
L’autore ha voluto così fissare molti dei proverbi, detti e motti delle terre bresciane e bergamasche che si fronteggiano a cavallo dell’Oglio, e che rappresentano la storia, in suoni, del territorio stesso; sono l’anima della saggezza di una popolazione che non cerca di spiegare gli eventi del mondo, ma quelli della vita quotidiana. Rappresentano un passato su cui si è costruito il nostro presente, ciò che noi oggi siamo; offrono la testimonianza dello spirito e della psicologia della nostra gente che ci ha preceduti e risulta, il dialetto, comunicazione diretta: gioie, dolori, amori, campi, lavoro, stagioni di vita e di natura, sogni, umanità…
È vero, qualcuno può dire che, a volte, questo esprimersi sembra essere un po’ rozzo e volgare, ma come diceva il famoso Carlo Porta “Le parole d’una lingua sono una tavolozza di colori che possono fare il quadro brutto e possono farlo bello, secondo la maestria del pittore”. E a noi piace, ancor oggi, sentire dalla voce dei nostri anziani queste espressioni che sono di una immediatezza incredibile, che la nostra lingua madre non riesce a tradurre con la stessa efficacia e ci pare che il nostro “pittore” sia veramente “maestro”.
(Marco Bonari)