Descrizione
La pianura richiama alla memoria collettiva, quasi ancestrale, due grandi immagini: la radice e l’orizzonte.
Tutto è qui. E chi vi è nato non può che ricordarsene sempre, ovunque vada, qualsiasi morfologia esistenziale e territoriale gli capiti di dover incontrare.
Per questo è così naturale che chi è figlio della Bassa, perché figlio di un suo figlio, riconosca a pelle questo paesaggio umano. Una semiologia del paesaggio che codificata nell’intimo che riemerge, qualche volta riesplode, dentro la nebbia, tra le marcite, nel profilo di una cascina, nella calura – così tipica e irripetibile – dell’estate.
È vero. Si fa presto a dire Bassa. Qualche volta troppo presto. Liquidata come un territorio perdente, accarezzata come un antico ricordo, la Bassa cerca forse un’identità rinnovata. Terra di fuga, terra di ritorni, oggi chiede forse di essere pienamente terra di vita.
Il volume curato da Eugenio Massetti ci introduce ad un “progetto”. Chi vi ha scritto, a cominciare dai colleghi giornalisti che con me raccontano questa nostra terra bresciana, prende le mosse dal senso dell’esistere dentro un territorio. Come dire: che cos’è la Bassa se non i suoi uomini, le sue famiglie, le sue comunità, le sue reti sociali? Il progetto prende forma qui, tra radice e orizzonte, in una sola parola: cultura. L’alternativa è che davvero si possa far presto a dire Bassa, vendendo l’anima al miglior offerente conservandone tuttavia un ottimo ricordo e qualche nostalgia…
(Giacomo Scanzi)