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Angelo Vezzoli

Passi nell’alba

Poesie alla madre e al padre

10.00

Categoria:
Formato: 148x180x12 mm - pp. 176 - copertina con alette su Modigliani
Edizione: 2006
ISBN: ISBN 10: 88-8486-224-8 ; ISBN 13: 978-88-8486-224-2
Product ID: 2170

Descrizione

Confesso che quando iniziai questo lavoro, quasi due anni fa, provai un senso di paura e di smarrimento, sapevo che avrei dovuto scavare nel profondo di me stesso come non avevo ancora fatto in vita mia. Eppure mentre procedevo nella stesura delle poesie, con momenti di acuta sterilità alternati ad altrettanti piuttosto proficui, mi rendevo conto che stavo facendo anche un resoconto della mia stessa vita. Mi stavo scoprendo davanti a me stesso e, cosa non facile, di fronte ai miei genitori. Ho parlato a tu per tu con loro come se fossero ancora qui con me, in modo particolare con mia madre che morì quand’ero in tenera età lasciando in me un vuoto incolmabile. Nella sezione a lei dedicata ci sono tutte quelle parole che non ho mai potuto dirle; ho cercato di ricostruire la sua vita nei ricordi di chi l’amò in quella casa materna dove crebbi anch’io nel rumore della macchina per cucire della sorella di mia madre, tra le risa delle sue clienti, nel tintinnio delle tazzine, nel canto lieve della cascatella nascosta dietro il mulino di mio nonno. Ma la sua presenza, credo di averla percepita soprattutto nel silenzio che nasceva dolce dal caro viale di robinie stretto fra le due rogge, e che nel profondo di sé custodiva come un tesoro, la chiara fonte che sgorgava cristallina dalle rocce muschiose del sottobosco. Quando completai “Il viale di robinie”, la sezione a lei dedicata, compresi che l’amore di una madre non viene mai meno, anche quando lei non c’è più fisicamente, è un amore così forte da cancellare ogni distanza, e così vivo da annientare perfino la morte.
Quando penso a mio padre rivedo anche il suo inseparabile taccuino dalla copertina blu dove lui segnava i nominativi dei suoi clienti sparsi per il paese e la campagna, con i conti fatti sempre con la matita dalla gomma incorporata, come quelle che si usano a scuola per cancellare eventuali errori. Mio padre era un norcino, da cui prende il titolo anche la sezione a lui dedicata, e ricordo che da bambino lasciava a me “l’onore” di scrivere il nome del cliente sul taccuino quando ne incontrava uno per strada o nelle tante osterie che ancora esistevano nel mio paese in quei primi anni Settanta. C’è una cosa che ci ha sempre accomunato, un doloroso silenzio colmo di parole inespresse che nasceva dal vuoto lasciato in entrambi dalla prematura scomparsa di mia madre. Gli costava un’enorme fatica parlare di lei, era come risvegliare in lui la tragica sera che mia madre morì tra le sue braccia. Non lo vidi mai piangere, ma il suo lamento io credo di averlo sentito nei grugniti intensi dei maiali mentre mio padre gli lacerava il cuore con il suo stiletto dalla punta aguzza e ricurva. Anche la vita ha la forma di uno stiletto e quando quest’ultima penetra nelle carni fa male, molto male, eppure c’è una frase che mio padre soleva ripetermi: “dopo dieci legnate c’è anche una carezza”. Questa carezza per me è la poesia, balsamo per le mie ferite, canto di speranza, lume nella notte del dubbio, è una strada che ci conduce al senso del dolore e alla bellezza della vita stessa come ci ricorda un grande poeta e profeta dei nostri tempi, padre David Maria Turoldo: “La vita che mi hai ridato/ ora te la rendo/ nel canto”.
(L’autore)