Descrizione
Piegare un grande autore, Oscar Wilde, al dialetto lumezzanese sa, a dir poco, di temerario. Invece la riscrittura di Egidio Bonomi (storico giornalista e scrittore lumezzanese) del “Gigante egoista”, diventato “Ol Gegante Catìh”, si è rivelata quanto mai incisiva, coglibile in tutta la sua poeticità a dimostrazione che ogni idioma si presta a qualsiasi genere letterario.
Certo, bisogna possedere i mezzi per comunicare adeguatamente. Il dialetto lumezzanese, come quello bresciano, non possiede i nomi astratti. Da qui la difficoltà di tradurli. Come la parola “egoista”, ad esempio, che non ha corrispettivo in dialetto ed allora Egidio Bonomi ha fatto ricorso al aggettivo “catìh”, che è molto di più del semplice “cattivo”, quanto piuttosto ed anche “malvagio, ingeneroso, infido… egoista”.
Ne è venuta una favola (bene illustrata) “scolpita” con l’aspro dialetto della Valle del Gobbia piegato ad un testo poetico che, con meraviglia, non ha perso per nulla la sua liricità tra le aspirate e le gutturali del lumezzanese. Resta la difficoltà della lettura a cui non si è abituati, ma soccorre la (ri)traduzione a fronte, parola per parola, in italiano.
Molto belle e significative sono le illustrazioni di Maurizio Baselli che ritrae lo stesso Bonomi nei panni del gigante e ambienta la fiaba in Torre Avogadro che diventa la casa dell’omaccione egoista.
Connubio originale e sorprendente. Un risultato davvero appagante. Per non dire del dialetto che si tramanda. Essenza culturale in via di estinzione.