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Giovanni Farina
A cura di: a cura di Giuseppe Soffiantini - Elisabetta Conti

POESIE – Giuseppe Soffiantini pubblica alcune poesie di Giovanni Farina

16.00

Categoria:
Presentazione: Elisabetta Conti
Introduzione: Giuseppe Soffiantini
Formato: 160x250x15 mm - pp. 72 - copertina rigida cartonata + sovracoperta plastificazione opaca
Edizione: 2007
ISBN: 978-88-8486-258-7
Product ID: 2240

Descrizione

La pubblicazione di queste 55 poesie, tratte dall’archivio di Giovanni Farina, è nata su sollecitazione dello stesso che nel dicembre 2006 mi chiedeva in una lettera di aiutarlo a realizzare un sogno: vedere su carta stampata alcuni dei tanti pensieri poetici che ha prodotto tra il 1990 ed il 1991. Egli ha già pubblicato una prima raccolta “In cerca di un’altra luce” nel 1991.
Ho perciò deciso di portare allo scoperto l’anima poetica, che è l’anima buona di Farina, l’anima ab-origine, non contaminata dalla cruda ambizione di avere o di sembrare un uomo forte e duro.
La pubblicazione delle poesie di Giovanni Farina ha il sapore del perdono, di un perdono verso l’uomo-Farina che non vuole essere un perdono per il reato di cui è accusato.
Ma nel leggere le sue numerose poesie ho percepito il “buono” che c’è nell’uomo, prima ancora che conosca il “male” e l’abbrutimento della prevaricazione dell’uomo sull’uomo. L’essere umano deve continuare a tendere al bene iniziale e la poesia riavvicina ai valori più profondi. Tanto che i testi finali sono permeati da una visione ottimistica, intravedono un varco di uscita verso la luce cioè verso una vita che punta all’essenziale e al primigenio contatto con la natura.
Le sue poesie toccano le corde dell’anima e parlano di valori profondi: l’amore, il padre e la madre, la figlia, Dio. Mi sono ritrovato nella sua esperienza di essere lontano dalle persone care ed amate, e avendo provato la totale mancanza di libertà, anche se completamente senza colpe, sono predisposto a capire quanto è importante il legame con le persone amate e la corrispondenza del pensiero.
Ma la raccolta di Farina ci presenta anche la fragilità dell’uomo che si sente, molto spesso, drammaticamente solo. E questo uomo è il poeta che colloquia con se stesso e con noi, in un dialogo coinvolgente.
Le stelle ed il sole, che spesso ricorrono nelle poesie, sono gli astri celesti verso i quali lo sguardo sale e quindi spesso Farina tende lo sguardo in alto, in un’ispirazione mistica che ha il contraltare nel buio dello sguardo che si abbassa a terra.
Farina ci descrive il suo faticoso andare nella vita quotidiana, in mezzo ad una miriade di dissonanze del vivere, dove solo l’amore può dare luce e calore o il ricordo dell’infanzia, vissuta nella pace della campagna da lui tanto amata. Scrive profeticamente nel marzo del ’91: “Sono un condannato con la sua catena e la trascina nelle proprie memorie. Ogni anello ha scavato un solco profondo nelle carni e rimuovendolo cambia il posto al supplizio”. La condizione umana è dunque vista come evocatrice di solitudine e disperazione, ma la solidarietà dell’uomo verso l’uomo può forse cristianamente offrire la luce della speranza in una resurrezione di pace e di bene. Ben piccola solidarietà vuole essere la mia che con questa pubblicazione dà voce all’inquietudine di Giovanni Farina, ma è sincera e sentita verso un uomo che, attraverso lo scrivere, può ritrovare il bene che la cultura ispira e la forza per declinare la sua vita verso i sentimenti più profondi che allontanano l’uomo dalla ferocia primordiale per tendere verso l’umanità e la virtù.
(Giuseppe Soffiantini)