Descrizione
Facendo ricerca storica ci si accorge di quanto sia ingente il tesoro che ogni comunità, piccola o grande, custodisce tra le pieghe del suo passato, di quanti momenti siano stati essenziali per il costituirsi del presente e per dare ad esso un senso più compiuto e reale.
Ma fare ricerca storica mette spesso davanti a quanto questo tesoro sia fragile: nella sua consistenza materiale, fatta di muri, di colori, di carte (e queste sono le più fragili perché, nella tutela quotidiana, sono le meno capite e recepite come fondamentali), ma anche nella sua consistenza spirituale.
Un tempo si diceva che la storia è maestra di vita. Adagio così disatteso e così poco vero se si guarda a quanti errori l’uomo continua a compiere. E sempre gli stessi.
Ma la storia, se non maestra può essere un antidoto all’addormentarsi della coscienza; appiglio per far sì che si riesca ancora a discernere il buono dal cattivo non sulla base dell’impulso momentaneo, personale e interessato, ma su quella della ragione, della comunità e della condivisione.
Discorsi che portano, tutto sommato, lontano da quello che dovrebbe essere l’obiettivo limitato e (in certa parte) didattico di un libro sulle chiese e l’arte a Zone.
Ma, a tutti gli effetti la storia e l’arte a Zone nei secoli non è altro che, trasferita nel piccolo di una comunità, la stessa storia che ha agitato stati e grandi personaggi. Stesse le logiche, stessi i procedimenti, stessi gli errori. E identiche le aspirazioni a lasciare dietro di sé non solo lo strascico dei giorni feriali e delle pene quotidiane, ma quel ‘di più’ che – nel mare della normalità – significa tutte le tensioni verso l’eternità della memoria, il volo della fantasia, l’altezza della fede.
Le sei chiese di Zone, da San Giorgio – la più antica – al Redentore sul Monte Guglielmo – rinata e abbellita con la tenacia e l’amore di molti – parlano di questo: di un orizzonte che non finisce con il concetto di sazietà e di egoistica tranquillità personale, ma che ha bisogno di gareggiare in bellezza con quella perfezione che è il creato e che qui, sull’altipiano più bello della provincia di Brescia, dal quale si scorge ugualmente solenne la massa grandiosa del Guglielmo e l’oscura profondità del lago d’Iseo, si permette di tentare vette eguali nella tenerezza dei colori tardogotici degli affreschi consunti di San Giorgio, nelle strutture massicce come monti di Sant’Antonio, nelle spericolate volumetrie barocche dei Fantoni in San Giovanni Battista e nella preziosità incantata dello scrigno di San Cassiano. Una gara che somiglia al nostro quotidiano sfidare il tempo e la memoria nell’attesa del tempo eterno nel quale, tutto in un istante, potremo godere e vedere la vera Bellezza e saziarci, finalmente, abbeverandoci a quell’Unica Fonte.