Descrizione
Gavazzi sa che può giocarsela. Ha resistito alla selezione sul Poggio, davanti sono restati poco più di una ventina di corridori. Stretti i cinghietti dei pedali deve scegliere la ruota da “battezzare”. La scelta cade sul campione d’Italia Moser, solitamente affronta le volate di potenza partendo lungo, da gran passista qual è. L’ideale per un velocista di razza come lui, capace di aprire il gas come pochi negli ultimi 200-300 metri. Così, appena parte il trentino, Gavazzi è lesto a sfruttarne la ruota e poi saltarlo negli ultimi 150 metri. Ora è davanti a tutti, quand’ecco arrivare alla sua sinistra un’ombra minacciosa in rimonta: è Saronni che lo affianca negli ultimi metri, colpo di reni, boato della folla. Decide il fotofinish anche se Pierino sente in cuor suo di aver vinto.
Gavazzi vince la settantunesima edizione della Milano-Sanremo. Pierino sente l’entusiasmo del pubblico, ha vinto un italiano, poco importa che non si chiami Moser o Saronni. Adesso Pierino è sul tetto del mondo. A 29 anni, quando gli altri velocisti vedono lentamente sfiorire le chance di carriera, per lui il bello sta per arrivare. Gli anni ’80, che si sono aperti in quella maniera trionfale, gli regaleranno tante soddisfazioni.
Mentre pensa ancora al piacere che gli procurò la vittoria proiettandolo nell’Olimpo dei grandi, il fiato corto lo riporta brutalmente al presente. La fame di ossigeno stringe il petto e fa male. Ma grazie a quella scossa nella memoria, Pierino è di nuovo in sella. Ora deve pedalare per il traguardo più importante: la vita.