Descrizione
Nonostante la diversità e la lontananza tra il Giappone e l’Italia, sono sempre più frequenti gli incontri e gli scambi tra i due Paesi, sia a livello culturale e sociale sia a livello economico e tecnologico. Soprattutto durante il 2016, anno in cui abbiamo celebrato il centocinquantesimo anniversario delle relazioni tra il nostro Paese e quello del Sol Levante, si sono moltiplicati i convegni, le conferenze, le mostre, le esposizioni di prodotti, le manifestazioni artistiche e i contatti che esprimono e accrescono l’amicizia e il reciproco interesse tra i due popoli. Anche nel nostro piccolo, come associazione culturale italo-giapponese, abbiamo potuto assistere a un incremento di incontri e viaggi individuali e di gruppo da e per il Giappone: lo scambio di valori e le relazioni personali che si creano diventano il fondamento di una più profonda reciproca comprensione, di rispetto e arricchimento per ambo le parti.
Nei frequenti tour di studio che con imprenditori e manager facciamo nelle aziende nipponiche alla scoperta di eccellenze manageriali e tecniche, quando ci si presenta come italiani avvertiamo subito la simpatia e l’ammirazione dei giapponesi nei confronti dell’arte, della moda, della cucina, del nostro modo di vivere. Gli stessi sentimenti noi italiani li proviamo nei confronti del mondo giapponese e, sebbene la storia e le tradizioni siano differenti, sentiamo che molti valori sono comuni o almeno sono sfaccettature diverse della stessa realtà presente anche in mezzo a noi. In particolare ci colpiscono alcuni pregi tradizionalmente attribuiti ai giapponesi verso cui proviamo una indefinibile attrazione: il senso dell’onore, la lealtà, le buone maniere, la modestia, la frugalità, l’autodisciplina, il senso del pudore, la dedizione e la padronanza di sé.
Queste “virtù” noi le ritroviamo in Hidesaburō Kagiyama di cui abbiamo tradotto e pubblichiamo ora in Italia un terzo volume, l’ultimo libro che ha scritto e pubblicato lo scorso autunno. Lo conosciamo da anni specialmente come alfiere del Sōjidō, la “Via della pulizia” che serve a migliorare gli individui, le scuole, le imprese e l’intera società. Effettivamente la pulizia – e tutto ciò che essa implica – aiuta a sviluppare un atteggiamento positivo, a fare più attenzione ai dettagli, ad essere rispettosi delle cose e delle persone, a provare riconoscenza per tutto quanto si è ricevuto, ad apprezzare quanto di buono e di bello c’è sulla Terra, in ultimo ad essere felici.
La felicità! C’è qualcuno che non desidera la felicità? Spesso, però, la si cerca dove non è possibile trovarla. Una delle condizioni, secondo Kagiyama, per vivere felici è diventare una persona capace di essere riconoscente sempre, anche per una piccola cosa, anche nelle avversità. Sembra un paradosso affermare che bisogna essere grati anche di fronte alle contrarietà, alle disgrazie, alle traversie, alla malasorte. La verità è che le tribolazioni e le difficoltà sono prove preziose per temprare noi stessi, per migliorare. La stessa cosa vale per le organizzazioni e la società: i problemi sono utili per lo sviluppo e il miglioramento.
In quest’ottica, allora, bisogna essere grati anche per le difficoltà che si incontrano. È questo l’insegnamento, è questa l’esperienza su cui il “maestro” giapponese invita a meditare. Non importa quanti buoni libri leggiamo; non importa quanti bei discorsi ascoltiamo: gli esseri umani non crescono solamente con questi mezzi. Gli esseri umani crescono sopportando avversità e sofferenze, sforzandosi di trasformare quanto è negativo in positivo. La via da percorrere per essere felici, sembra dire Kagiyama, è proprio questa.
Rosario Manisera (Presidente onorario Associazione culturale italo-giapponese Fuji)