Descrizione
Chi cercasse nelle pagine di questo libro descrizioni di ambienti esotici o di paradisi turistici resterebbe deluso.
L’Africa che affiora da queste pagine è soprattutto quella, descritta dalle cronache di un diario, della vita quotidiana in alcune missioni cattoliche dello Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo) e della Tanzania.
In questi paesi l’autore (maresciallo della Guardia di Finanza Tarcisio Benerecetti, ora pensionato apicoltore per passione) si è recato negli anni 1989 – 1990 e 1994, insieme a tre sparuti gruppetti di volontari, spinto dalla volontà di conoscere la vita e i costumi di un nuovo continente ed in particolare quelli delle missioni cattoliche. Qui è stato coinvolto nell’impegno comune per ridare dignità alla popolazione nativa, combattendo ogni giorno contro la povertà, la malattia, l’analfabetismo (e il malcostume politico).
Nel racconto, accanto alle figure dei missionari e dei volontari si stagliano quelle dei nativi, dei quali ci colpisce la grande e profonda dignità.
Negli incontri con la popolazione locale, durante i viaggi attraverso lo sterminato, pullulante paesaggio africano si stagliano figure di uomini, donne e bambini ritratti nella loro grande, naturale fierezza. Persone che non chiedono nulla, se non di essere considerate parte viva della nostra umanità.
La scrittura, ricca di colori, profumi e suoni, fa emergere un continuo stupore per la bellezza e la vastità del paesaggio. Accanto alla cronaca dell’umile lavoro quotidiano nelle missioni, emerge, sullo sfondo, il respiro della terra africana.
Una terra dove la natura non è stata ancora contraffatta e dove l’uomo ritrova, forse per l’ultima volta, la sua vera dimensione.
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Dal libro: …Lo sguardo di quella creatura così piccola e indifesa riuscì a mettermi a disagio.
Sembrò perfino cercasse di domandarsi il perché della nostra diversità e di quella dei nostri due mondi tanto distanti.
Dopo molti anni, nei momenti in cui sembra mi manchi qualche cosa, oppure uno dei nostri piccoli cerca il superfluo, mi riappare come un flash quella nera figura di bimbo africano appoggiato al suo bastone, con il viso sporco ed i suoi grandi occhi fissi sui miei, come a chiedermi qualche cosa che non fui in grado di dargli…