Descrizione
Indagare alcuni “Tipi bresciani” come fa Gian Battista Muzzi – già autore di pregevoli volumi dedicati a storie e vicende della nostra terra – in queste belle, non di rado ironiche, sempre misurate pagine, significa innanzitutto evocare la poliedricità di una città e di un territorio, intrecciando geografie umane e panorami sociali, scavando in indoli caratteriali e recuperando saggezze popolari, nell’adozione, dunque, di paradigmi plurimi e plurali ad un tempo.
Brescia – la città, le sue valli, la sua pianura – alimenta in quest’opera la conoscenza degli individui che la abitano e attribuisce linfa al proprio futuro, fissando la presenza di “storie di vita”, di volti e testimonianze che costituiscono continuo rimando fra la sfera personale-soggettiva e la comunità pubblica, riconoscendo in alcune biografie lo “stenogramma” – per recuperare un vocabolo stendhaliano da tempo entrato nel lessico biografico – di una intera società e di una temperie culturale.
Biografie di volontari, di musicisti, di cultori di vicende locali, di uomini impegnati nella cooperazione. E, ancora, veggenti e collezionisti, poeti, uomini di spettacolo e di sport, che radicano e rafforzano i propri tratti costitutivi in una sempre elevata tensione morale, in un’identità condivisa, in un distinguibile ethos comunitario, nella tenace ricerca – appunto – del bene comune, dell’interesse generale.
Nomi che rimandano immediatamente ad una comunità bresciana viva, disponibile al dialogo, aperta ed inclusiva, propensa a raccontarsi, ma pure ad interrogarsi, biografie che possono tranquillamente ambire ad una costruzione tipologica delle molteplici virtù della cittadinanza. Storie individuali che si uniscono a delineare una storia collettiva. Storie di vita che certificano appartenenze e differenze, quasi a potervi riconoscere la quotidianità proiettata nella memoria o nella consapevolezza comunitaria.