Descrizione
Esistono storie che la dimensione temporale può scalfire e lasciare come leggeri ricordi legati a voci o ad odori che nessuno sa poi più ricomporre. Questa sensazione ci ricorda quanto ciascuno di noi sia unico e vero autore di sé stesso, nella sua capacità di raccontarsi e di far parte di una narrazione corale più ampia a cui sente di appartenere, ma sottolinea anche quanto questo ruolo possa essere altrettanto delicato e soggetto ad una sorta di oblio più o meno consapevole.
Riguardo a questo aspetto l’autore, Tarcisio Benerecetti, offre una prima interessante riflessione rivolta al senso dello scorrere del tempo in relazione alla sua esperienza umana.
La scelta di scrivere la propria autobiografia non è certo un atto dovuto a cercare di fissare semplicemente su carta degli appunti di viaggio, in cui date, volti e fatti si inseguono e si dipanano man mano come negli atti di una narrazione teatrale, ma di condividere con chi vorrà farlo un viaggio interiore che dimostra un grande coraggio per chi lo offre. Il desiderio che lo anima è certamente quello di un dialogo aperto e fiducioso verso il lettore che può immergersi in sensazioni, immagini a lui sconosciute e generare risonanze e assonanze interiori.
Si tratta di una narrazione personale che non si muove solo tra i registri degli affetti familiari ma anche tra quelli ufficiali legati alla propria esperienza lavorativa nella Guardia di Finanza, vissuta in un contesto sociale in continuo cambiamento sia a livello storico che geografico. La tenerezza dei primi anni dell’infanzia, il distacco dagli affetti familiari e dai luoghi delle proprie origini per allargare l’orizzonte personale, così narrati, richiamano indirettamente l’esperienza comune di ognuno di noi di tentare di vivere e dotare di senso la propria esistenza, di tracciarne una direzione.