Descrizione
1981-2011, trent’anni di carriera. Eppure Albano Morndi non è tipo da celebrazioni. Piuttosto, forse, da festeggiamenti, ma tra l’ironico e l’affettuoso, senza enfasi.
Alcune caratteristiche del suo modo di essere artista si ripropongono e uniscono per quest’occasione: il gusto dei luoghi espositivi insoliti, degli spazi “recuperati”, che diventano ambientazione e componente consustanziale delle opere stesse; il piacere e il bisogno di confrontarsi e dialogare con colleghi giovani e meno giovani (ho conosciuto poche persone altrettanto “sociali”, sia in quest’ambito, sia in termini assoluti); il riferimento costante al mondo della musica, che è uno dei più autentici fils rouges della sua produzione, sotto varie forme.
La creatività di Albano Morandi è sfaccettata, caleidoscopica; qualche critico serioso direbbe magari eclettica. Dipinti, disegni, sculture, assemblaggi, installazioni, scenografie, e molti altri lavori di non semplice definizione statutaria per il loro essere “di confine” compongono il suo catalogo. Che però è del tutto unitario nella cifra che lo contraddistingue, nell’ethos, inconfondibile: una liricità mai esibita, un’ironia lieve, una poesia delle forme e dei colori, degli oggetti e dei significati, una vena di sognante straniamento, figlia del Dadaismo, del Surrealismo, delle miniaturistiche profondità di Klee, della lunare stupefazione di Licini, ma con un tratto sempre personale, con un sapore armonico, equilibrato, discreto. Classico, in fin dei conti.
E ciò che colpisce è la continuità assoluta, lungo questi trent’anni.