Descrizione
La necessità di una nuova legge quadro per l’artigianato nasce da una spinta profonda: quella delle piccole imprese che chiedono non solo regole più giuste, ma il riconoscimento di una storia, di un’identità, di un futuro. Non si tratta di ritoccare una norma datata – la legge n. 443 del 1985 – ma di compiere un gesto politico e culturale che restituisca dignità e visibilità a una civiltà del lavoro troppo spesso dimenticata.
Perché una buona legge non serve soltanto a regolare: serve a raccontare. Racconta chi siamo, cosa creiamo, cosa possiamo diventare. L’artigianato, oggi, è molto più che un settore produttivo: è un modello economico alternativo, fondato sulla qualità, sulla competenza, sulla radice nei territori. È la prova che si può innovare restando fedeli ai propri valori.
Serve dunque una legge che non solo tuteli, ma celebri l’artigiano come imprenditore creativo, custode di saperi antichi e innovatore capace di dialogare anche con l’intelligenza artificiale.
Confartigianato propone un impianto normativo che riconosca la funzione formativa dell’impresa artigiana, valorizzi l’apprendistato, favorisca la trasmissione dei saperi e ridefinisca la figura dell’imprenditore artigiano non solo come attore economico, ma come portatore di valori, cultura e comunità.
E proprio nel rapporto tra giovani e artigianato si apre la sfida più grande e più bella. Perché l’artigianato racchiude molte delle qualità che i giovani cercano nel lavoro: creatività, autonomia, senso, relazioni autentiche. Eppure, spesso, li frena la paura del rischio, l’incertezza dell’intraprendere.
Per questo servono percorsi di affiancamento, narrazioni nuove, occasioni per scoprire che l’artigianato può essere un luogo in cui costruire non solo un mestiere, ma un progetto di vita.
L’obiettivo è chiaro e insieme ambizioso: fare dell’impresa artigiana una risposta credibile – e luminosa – al bisogno contemporaneo di libertà, espressività e comunità.

