Descrizione
Questo libro di poesia e immagini – in realtà sono due libri in un unico volume confezionato in modo bifronte – è un viaggio delicato nel dominio della fragilità e del gioco.
Con il gioco, con la fantasia, con l’immaginazione si raccontano storie e si costruiscono mondi, si salvano anime dalla solitudine e cuori dalla disperazione, ma si impongono anche riflessioni e senza dubbio si spolverano memorie importanti, troppo spesso altrimenti abbandonate sotto la coltre della polvere del tempo.
In entrambi questi due lavori editoriali in equilibrio tra mondi diversi protagonista è il mondo dei pagliacci, raccontato con le parole e con le immagini, con un taglio narrativo classico da libro per l’infanzia, ma innovativo nei contenuti.
Nel mondo del fare e del dire dei prepotenti, l’essere considerato un pagliaccio è una forma di denigrazione. «Sei un pagliaccio!» È come dire: non vali nulla. No. Non va bene.
Il pagliaccio che l’autore conosce è fragile nei suoi sentimenti, è delicato nei suoi amori, è prezioso nei suoi fare e disfare, è insicuro poiché vuole ascoltare le parole sussurrate con voce bassa, e quando grida è perché non è ascoltato e si sente solo.
La comprensione della solitudine, del finito, del non senso della vita domina il suo pensiero, il suo agire, il suo difficile stare con gli altri, l’irrequietezza dei suoi respiri. Il pagliaccio fa parte di noi, è una parte di noi. Tocca a noi intuire che egli rappresenta noi tutti, che siamo tutti dei pagliacci, e che la nostra vera dignità consiste nell’ammissione del nostro essere pagliacci.
Il pagliaccio, secondo Osvaldo Vezzoli, è il rivelatore che porta la condizione umana fino all’amara coscienza di sé stessa, è il richiamo alla dura realtà della recita che tutti noi, volenti o nolenti, siamo chiamati a esternare sulla scena del mondo.