Descrizione
È attestato che all’interno del sistema di una lingua o di un’opera letteraria vi sia una parola o una forma citata una sola volta: questa parola o pentagramma viene chiamata hapax, “…l’unico esemplare di qualcosa che si suppone esistesse al mondo”, come scriveva Montale.
Con un processo di estensione e congruità, basta un niente per far sì che questo unicum della parola possa diventare visione. Ed è la visione che ha caratterizzato l’esperienza artistica ed umana di Trappa.
Nel contenuto di questa percezione particolare gli era permesso di comprendere quei segni e quei simboli che giungono alla verità, alla ricerca dell’identità, al senso dell’esistenza.
Il viaggio per lui era come tableaux vivants; la ricerca di un paesaggio o di una figura che diventassero presenza di un soggetto che sin dalla nascita non l’aveva abbandonato.
Nelle regole della visione, basta una variante, un minimo spostamento assiale, e la luce trasforma l’oggetto in altra cosa; ma la medesima immagine, lo stesso soggetto fotografato più volte e rielaborato in fase di stampa con mascherine, diventa per Duilio un unicum, un hapax.