Descrizione
Nel 2013 Brescia si sentiva smarrita. Una città che si lasciava alle spalle la sua storia consolidata, di città operosa e industriale, che aveva provato a ricercare le traiettorie del suo futuro sotto l’ottima sindacatura Corsini, ma che non l’aveva pienamente elaborata e fatta propria.
Una città che si era poi scoperta arrabbiata e confusa. Una città che aveva provato tra il 2008 e il 2013 le ricette senza bussola del centro destra. Ma che si era di nuovo trovata insoddisfatta, non convinta. Una città che appariva, nei suoi indicatori principali, sostanzialmente in declino. Si lasciava a noi, in quel 2013, ritrovare la via da percorrere, segnare con nettezza le sue nuove vocazioni, alimentare un orgoglio sopito, ritessere i fili del sentirsi un’unica comunità dopo la semina divisiva della destra, lasciava a noi l’invenzione di una nuova narrazione e di una politica amministrativa di nuovo convincente. Questo era il clima che si respirava in città in quei mesi.
A noi è toccato riprendere per mano la città e farla ripartire su basi e percorsi solidi. Abbiamo provato così ad assolvere al primo compito: ricostruire l’idea di una città condivisa, non frontalmente spaccata da ragioni ideologiche o pseudosicuritarie, purtroppo alimentate ad arte. Tentativo che mi pare sia di nuovo ampiamente ripreso più o meno con gli stessi attori e con le stesse comparse. Per farlo è servito quindi costruire e alimentare nuovi e sfidanti strumenti di partecipazione per allargare il perimetro dell’impegno ed è stata necessaria una narrazione comunitaria, ovvero una narrazione che poggiasse sull’assunto che solo una città coesa e che rema dalla stessa parte può vincere le grandi sfide del cambiamento.
(dall’INTRODUZIONE di Emilio Del Bono)

