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Matteo Morandi

Incroci esistenziali

12.00

Categoria:
Prefazione: Cesare Fumagallii
Formato: 120x180x9 mm - pp. 120 - illustrato - copertina con alette lunghe plastificazione opaca
Edizione: 2016
ISBN: 978-88-8486-721-6
Product ID: 3171

Descrizione

Ho sempre pensato che un bel racconto fluente, ricco di descrizioni e con una struttura costruita fosse il modo migliore per esprimere concetti e valori e narrare esperienze, storie, tempi, luoghi e persone.
Smentito. Da Matteo Morandi con questi suoi scritti sincopati e asciutti, soffertamente brevi con i quali racconta più di mezzo secolo di storia italiana confidando al lettore più di mezzo secolo di vita vissuta.
Dalla Resistenza da lui vissuta come vi avesse preso parte (e diamine! non poteva essendo nato solo nel 1947) attraverso la figura del padre. Quella Resistenza drammaticamente partecipata dalle popolazioni del nord Italia che forse fa la differenza sociologica in queste regioni e si esprime nella testarda capacità di “costruirsi il futuro” senza soggiacere alla lamentazione e senza inchini al fatalismo.
Chi sente l’entusiasmo di potersi e poter costruire il futuro si fa prendere dal dèmone della passione politica; a tanti, tantissimi Matteo (sic!) è fortunatamente successo nella storia repubblicana del nostro Paese.
Passione politica in senso stretto e quasi letterale quella raccontata nel libro: esercitata dentro quella “polis” (città) di Bergamo che non si sente per nulla da meno della Roma nazionale! La Bergamo bianca che dà al mondo lo straordinario Papa Giovanni XXIII, dalla quale passa con frequenza il tormentato statista Aldo Moro, e che forse – a lasciar fluire senza troppi vincoli le formidabili connessioni di cui Morandi è maestro – potrebbe c’entrare qualcosa con i natali di JFK. Si sa mai!
Zero soggezioni se ti senti parte – come Matteo – del popolarismo cattolico lombardo. Quel cattolicesimo del popolo che arriva dritto fino agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso da quello di Renzo e di Lucia e di Agnese e di Frà Cristoforo e del cardinal Federigo Borromeo. Diffuso e forte dal Duomo di Milano verso tutti i campanili nelle valli, nelle pianure e nei laghi.
Anche in chi il chierichetto non lo ha fatto. Figurarsi in chi il chierichetto lo ha fatto e la sua visione del mondo l’ha costruita con “le idee assimilate all’oratorio con il primato dei problemi sociali”.
Oggi Milano – con orgoglio sobrio come si usa in terra di Lombardia – è vantata come la parte d’Italia più internazionale. Ma il gusto di un giovane bergamasco, anzi di Villa d’Almè, per l’America, per Berlino, per Gerusalemme negli anni ’60 e ’70 è autentico non-provincialismo.
Qual è la morale che si trae da questi scritti di Morandi? Provo a fornire al lettore la ragione e il senso di sobbarcarsi la noia di leggere una prefazione cimentandomi nella risposta a questa domanda.
Esponendosi al racconto di sé l’autore offre il proprio vissuto e i suoi incontri per indicarci che i risultati di oggi sono il frutto delle fatiche di ieri. Come lui scrive: “Non sempre coloro che godono dell’acqua zampillante e pura si ricordano di ringraziare chi ha scavato il pozzo”. The freedom is not free.
Cesare Fumagalli (Segretario Generale Confartigianato Imprese)