Descrizione
Nella vastità dei valori: educare l’intelligenza e il cuore Anche “LiberaMente” riprende ed amplia la riflessione avviata con “Il Maglione di Arlecchino” (2001) per dare un contributo alla costruzione di esperienze di convivenza democratica, per sperimentare ad apprendere a stare insieme costruttivamente nel rispetto della dignità dell’altro. Racconti, poesie e disegni sono opera delle studentesse e degli studenti di numerose scuole che hanno aderito anche quest’anno al nobile cimento artistico-letterario il cui premio era costituito dalla pubblicazione dei lavori migliori. I materiali prodotti testimoniano come la “diversità”, intesa come valore e come impegno educativo, sia ampiamente entrata nella riflessione individuale e nella programmazione dell’attività didattica. E come, per sortilegio, attraverso l’accento sulla “diversità” sia stato possibile esplorare gli elementi che accomunano e uniscono per costituire un patrimonio comune. Per la scuola di Trenzano è diventato un impegno d’onore proseguire lungo questo itinerario che, dopo l’avvio con “Il Maglione di Arlecchino”, ha registrato il successivo sviluppo con “DiversaMente” (2002), “ApertaMente” (2003), “SerenaMente” (2004) e “GenerosaMente” (2006). “Educare il cuore e l’intelligenza della persona alla comprensione delle diversità è l’impegno che la scuola, da tempo, si è posto e che i suoi insegnanti, insieme agli studenti e alle famiglie, hanno perseguito con passione ed impegno in vista dello sviluppo integrale della persona”. Si tratta di un compito al quale la scuola non può sottrarsi, essendo il luogo privilegiato per la formazione dei giovani che devono essere aiutati, non solo a comprendere, ma anche a vivere concretamente situazioni in cui i valori positivi proclamati vengano vissuti con coerenza di comportamenti. In questi ultimi due decenni la nostra società ha conosciuto profonde trasformazioni. Da una parte, si è registrata l’irruzione di flussi consistenti di immigrati, soprattutto extracomunitari, e, dall’altra, si è profilato il potente richiamo verso una nuova società globale anche se quest’ultima spinta, in parte, è stata controbilanciata dal forte richiamo ad una dimensione di “prossimità”, da realizzarsi attraverso la valorizzazione della partecipazione alla vita locale. Entrambi i fenomeni, attraverso una congiunzione sommativa, hanno contribuito ad alimentare insicurezze, difficoltà e pregiudizi, ma al contempo hanno posto il problema di un approfondimento del concetto di “cittadinanza” anche in termini educativi. Ed è, proprio, in questa prospettiva che occorre tentare di leggere le “educazioni”, ed in particolare, l’Educazione civica e l’Educazione alla cittadinanza in nome della “Convivenza civile”. Il concetto di cittadinanza, pur costituendo un punto di riferimento giuridico preciso ed essenziale, sembra, ormai, non rispecchiare a sufficienza tutta la complessità presente nelle nuove società, che risultano sempre più composite e multiculturali e nelle quali è andata ampliandosi un’alta presenza di persone che contribuiscono alla vita del Paese di cui non sono cittadini. La logica dell’integrazione non può essere, quindi, che quel filo che collega le diverse “educazioni” (alla salute, ambientale, all’affettività…) raccolte nell’educazione alla “Convivenza civile”. Di conseguenza, emerge la necessità di considerare l’esperienza scolastica come azione formativa dell’individuo e, nel contempo, proporsi come luogo di conoscenza ed assunzione di valori, validi per sé e per l’altro, e di apprendimento di prassi che permettano di trasferire questi valori nel vivere quotidiano all’interno di vari contesti, dal più ristretto al più ampio, in cui ogni individuo si muove. In questi racconti, poesie e disegni le studentesse e gli studenti dimostrano la capacità di superare la muraglia del proprio “io” e, quindi, di saper valorizzare il senso della vita che scaturisce essenzialmente dalla comunicazione e dalla relazione rispettosa e solidale con l’altro. In sostanza dimostrano di saper guardare con occhi nuovi, come potrebbe ricordarci l’etimologia del termine (respicere, guardare di nuovo, riconsiderare), facendo emergere come l’incontro sia vita. I pregiudizi e gli stereotipi, attraverso questi lavori che intersecano mente e cuore, vengono superati liberando l’individuo dai lacci, spesso sotterranei, che lo tengono legato ad aspetti di egoismo che ne renderebbero impossibile la crescita.