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A cura di: Ennio Ferraglio

Manoscritti della Biblioteca Queriniana – I – (Secc. V-XIV)

16.00

Categoria:
Collana: Annali Queriniani MONOGRAFIE - 12
Formato: 160x243x15 mm - pp. 224 - illustrato - copertina con alette su Dalì
Edizione: 2010
ISBN: 978-88-8486-409-3
Product ID: 2523

Descrizione

Tracciare la storia di un fondo ampio ma complesso e di difficile sintesi come quello dei manoscritti della Biblioteca Queriniana è impresa che ha visto coinvolti – con alterni risultati – molti studiosi, anche di valore, senza però giungere a quello sguardo d’insieme e al tempo stesso analitico che si è potuto invece avere per le raccolte librarie antiche di altre biblioteche italiane storiche e di conservazione. Le cause sono molte ed hanno attraversato la storia della Queriniana degli ultimi due secoli: non sono sempre riconducibili a specifiche responsabilità, quanto, spesso, ad una temperie culturale che risentiva dei momenti difficili e precipitosi della storia cittadina. Da un lato si registra, infatti, una gestione scarsamente avveduta dell’ingente patrimonio librario confluito in Queriniana all’indomani dei provvedimenti di soppressione delle congregazioni religiose e degli enti ecclesiastici per effetto della legislazione giacobina e napoleonica; dall’altro l’assenza diabolicamente sistematica di documentazione riguardante i movimenti di libri in entrata in Biblioteca in quegli ultimi, convulsi anni del XVIII secolo: nessun registro, nessun elenco per quanto sommario, nessun atto pubblico vengono ad offrire dati utili per ricostruire fatti, grandi o piccoli avvenimenti, personaggi e trasformazioni delle collezioni civiche.
Si sa, invece, da testimonianze più o meno dirette, che i libri provenienti dalle soppresse congregazioni religiose rimasero, tra il 1797-98 e il 1804, ammassati all’interno dei locali degli ex conventi di S. Giuseppe e S. Domenico, esposti a furti, vendite indebite, appropriazioni da parte di collezionisti, per non parlare dei danni biologici e da eventi atmosferici. Di molte delle antiche biblioteche monastiche e delle chiese cittadine rimangono, a tutt’oggi, come uniche tracce i codici e i volumi a stampa conservati sugli scaffali della Queriniana. Si tratta, in qualche caso, di alcuni manoscritti; in altri casi di un libro solo; nella maggior parte neanche di questo.
Il problema della ricostruzione (o, meglio, dell’impossibilità della ricostruzione) della storia del fondo è stato, evidentemente, sensibile fin dalle origini. Solo in tempi recentissimi, l’agile introduzione a firma di Martina Pantarotto al volume su “I manoscritti datati della Biblioteca Queriniana di Brescia”, riuscendo a tenersi lontano dalla pura enumerazione contabile di libri e conventi di provenienza, offre una rapida sintesi di quanto realmente si conosce sulla storia del fondo manoscritto. Altri contributi hanno offerto, in tempi più o meno vicini, informazioni parziali, ma un vero e proprio lavoro di scavo all’interno, per esempio, dell’archivio storico della biblioteca, è di fatto ancora da compiere, cosicché le dinamiche di costituzione del fondo manoscritto, lungo gli oltre due secoli e mezzo di vita della Biblioteca Queriniana, sono ancora al livello di ricerca paziente degli indizi sparsi qua e là, e cioè ancora ben lontano da una visione d’insieme.
L’origine del fondo va naturalmente ricondotta alla personalità e alla visione culturale proprie del fondatore della Biblioteca, il cardinale Angelo Maria Querini. Va però detto che, contrariamente a quanto si pensi, egli non era di per sé un “collezionista” di manoscritti come non era, in generale, un collezionista di libri. I libri erano per lui fondamentalmente strumenti di lavoro, di istruzione, di conoscenza, di partecipazione ai grandi dibattiti che agitavano la storia del pensiero nel secolo dei Lumi. Se si escludono gli scartafacci di lavoro, la corrispondenza epistolare, le opere ricevute dai corrispondenti – quindi, tutto materiale del pieno Settecento – gli unici manoscritti realmente riconducibili al lascito queriniano sono i tre splendidi codici greci mss. A.VI.26, D.II.13 e D.II.14 descritti all’interno di questo repertorio (schede nn. 32, 72 e 73). Ma va detto anche che i tre codici sono giunti in Queriniana assieme ad alcune migliaia di volumi a stampa, dapprima donati dal Cardinale alla Biblioteca Vaticana e successivamente da lui riacquistati per essere destinati alla Biblioteca bresciana. Comunque un po’ poco per parlare di un vero e proprio fondo manoscritto costituito da Querini all’interno della Biblioteca delle origini. L’arricchimento vero e proprio, sia in termini qualitativi che quantitativi, avvenne, come è facilmente intuibile, all’indomani delle acquisizioni delle biblioteche monastiche ed ecclesiastiche per effetto della demanializzazione dei beni degli enti religiosi, a fine Settecento.
Alla mancanza di una storia del fondo manoscritto ha in parte sopperito, nel corso del tempo, la storia dei singoli esemplari e, in anni vicini a noi, l’allestimento di mostre dedicate espressamente alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio librario, manoscritto e a stampa, della Biblioteca Queriniana.