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Mario Donizetti
A cura di: Egle Vezzoli

MARIO DONIZETTI

Catalogo Mostra

Italiano/Inglese

Categoria:
Collana: Catalogo d'arte
Prefazione: Andrea Ratti
Introduzione: Tonino Zana - Maurizio Bernardelli Curuz
Premessa: Mario Donizetti
Formato: 212x293x7 mm - pp. 48 - illustrato colori - copertina semirigida con alette lunghe plastificazione opaca
Edizione: 2011
ISBN: 978-88-8486-464-2
Product ID: 2621

Descrizione

Mario Donizetti e il vento del futuro

Scrivere di un genio è una complicata responsabilità. Mario Donizetti, al netto delle polemiche tra informale e formale, è un genio, spiegando che il termine è totale e si riferisce a uno stile d’eccellenza, costante in ogni parte del vissuto.
Donizetti è genio e geniale per la potenza dell’immagine, il nitore delle atmosfere, l’etica della sua opera, la piena e mirabolante rinascimentalità della sua prova.
Dal vivo, seduto vicino, Donizetti è la semplicità elevata superlativamente, proprio nel punto in cui tende la mano all’eccezione, all’apparente contrario di sé.
Certe volte il genio è complessità, spesso il genio è essenzialità, spirito quotidiano, compiacente democrazia di rapporti. Nel caso di Mario Donizetti, ci sembra prevalga la semplicità e proprio per questo si innalzi la qualità.
Ora arriva ad Orzinuovi e confessa di amare questa Rocca e questa storia di solidità civili e culturali estremamente cugine della sua Bergamo. È in trasferta e non gli dispiace, ogni tanto, aggiungerci il vezzo dell’esilio, non dantescamente inteso. Donizetti è amato dai lombardi e nessuno si affiderebbe all’idea malsana di mandarlo in esilio. Ma il genio ha bisogno di sentirsi in esilio per tornare a casa potendo toccare tutte le mani e vivere gli sguardi della ri-accoglienza.
Ora, in questa primavera 2011, Mario Donizetti e la ispiratrice della sua opera e della sua vita, Costanza, delicata, profondamente schietta e senza sconti, verranno alla Rocca orceana e la abiteranno un paio di mesi, in un pendant storico artistico con quell’altra vita urbanistica, pienamente veneziana, nell’Aquileia della fondazione e del sogno della rifondazione delle armonie perdute, dove il Maestro esercita la docenza nella sua Accademia e si reca con il passo del fratello orgoglioso della famiglia da cui proviene. Una sorta di fedeltà al fuoco della domus.
Donizetti viene agli Orzi sotto Pasqua e mette al centro della mostra una Crocifissione che sarebbe l’esito naturale delle grandi pro-cessioni, un Cristo vorticoso nella Passione di offrirsi sanguinosamente agli uomini da Dio perfetto. Donizetti opera una torsione del corpo e del volto quasi a prolungare il grido soffocato del Getsemani: «Signore allontana da me…» e mette al centro della mostra una riflessione pasquale ed extrapasquale. Quando saremo al nostro Getsemani, sembra dire, ricordiamoci che il Padre è passato e ha tracciato, allargando, la via. Per questo c’è luce, a Pasqua. Per questo rinasce l’impressione di una luminosità senza trucchi intorno a questa mostra di Donizetti. Lui è pittore totale anche rispetto alla varietà del soggetto. Il ritratto, che lo rende particolarmente famoso in ogni parte del mondo, è in una maniera pressocché esclusiva per vivere la persona, la chiarezza e robustezza della fisicità esterna per l’affondo dell’intimità, del quadro genetico del personaggio, quasi della sua vicissitudine storica, in sé e per famiglia. Si intravede una qualità sciamanica in Donizetti, che va al di là della curatissima efficienza tecnica e formale e si cura dell’avventura dello spirito, del passato e del destino del personaggio ritratto.
Vi è poi un improvviso paesaggio donizettiano, coerentemente umanistico, geograficamente toscaneggiante, anzi di quella ricchezza collinare che in certi giorni e certe volte soltanto hanno le nostre Brescia alta e Bergamo alta. Sulle mura si attardano le giovani donne e la città le protegge con mura di pace alle loro spalle: le vesti sono vesti della festa, di un sabato leopardiano, di una vigilia verginale. Quindi, i fiori. Sono fiori di carne e possiedono l’anima di una cittadinanza umana. Fiori pieni, dominanti il contorno. Fiori in primo piano, attori di una vita misteriosa, completamente accertabile in un’allusione di trama, come se fossero – e forse sono – travestimento di donna, la fibra sensuale del suo cangiare, la paura di perderla e quindi l’ordine di divenire fiore, alla maniera di una strega buona in una fiaba insidiosa.
Donizetti rimarrà più di due mesi a Orzinuovi e coglierà i giorni della primavera piena e delle prime avanzate verso l’estate. Il suo magnifico verde, matericamente spirituale, rinfrescherà le grandi mura della Rocca e soffierà una chimica leggera sulle sue opere e sui visitatori, rinnovando la vita e con il canto dell’arte buona che chiama il vento del futuro.

Tonino Zana