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Franco Robecchi

Il Teatro Sociale di BRESCIA

37.00

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Collana: Monumenta Brixiensia - nr. 4
Presentazione: L'Autore
Formato: 217x305x18 mm - pp. 152 - illustrato colori - copertina rigida cartonata + sovracoperta plastificazione opaca
Edizione: 2000
ISBN: 88-8486-114-4
Product ID: 1732

Descrizione

Questo libro narra l’eccezionale storia di un teatro, che fu singolarissima e fascinosa soprattutto nella prima parte della sua vita, dal 1851 al 1903, quando, fra i primi del genere in Italia, esso fu un circo stabile, oltre che teatro, fondato da Luigi Guillaume.
Brescia ebbe la fortuna, assolutamente casuale, di essere prescelta da questa grande famiglia di cavallerizzi, di recente immigrazione dalla Francia, per la fondazione di un teatro brillante, borghese e popolare. Non rientrava nel carattere e nella cultura bresciana il produrre una simile impresa e, d’altra parte, in nessun altro luogo d’Europa il circo fu un prodotto autoctono.
Lo spirito itinerante del circo ha sempre fatto sì che, anche nei casi di radicamento attraverso strutture stabili, i protagonisti provenissero sempre da qualche altro luogo e sempre, pur gestendo circhi stabili, essi girovagassero, instancabili, attraverso gli Stati, seminando favola e felicità, senza frontiere, a bambini ed adulti.
Gli Italiani Ciniselli e Franconi, fra i grandi del circo ottocentesco, furono vedette radicatesi in Francia e in Russia, John Philip Astley, il precursore inglese, si stabilì a Parigi.
Era quindi normale che una famiglia come quella dei Guillaume potesse giungere a farsi bresciana, pur spaziando, nella sua attività, dalla Svezia alla Sicilia, dall’America del Sud all’Egitto.
In mezzo secolo di vita il Teatro Guillaume abbinò alla vocazione originaria e splendidamente genuina del circo uno spirito teatrale polivalente, vivace e modernista, che seppe creare l’ambiente adatto alla borghesia progressista del XIX secolo.
Il Teatro Sociale, che ne trasse l’eredità, non poté smentire il carattere originario del Guillaume e sempre fu il luogo del teatro leggero e della cultura media, cioè della stragrande maggioranza della gente.
Anche quando esso si aprì, nel secondo Dopoguerra, al varietà e allo spogliarello esso interpretava il costume e i gusti del popolo italiano e bresciano, con grande sensibilità e con una disponibilità priva di preconcetti, così da divenire un autentico specchio della nostra più vera società.